Il falco nero. Federico II, il destino di un imperatore. I signori della guerra by Mauro Marcialis

Il falco nero. Federico II, il destino di un imperatore. I signori della guerra by Mauro Marcialis

autore:Mauro Marcialis [Marcialis, Mauro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rizzoli Max
pubblicato: 2014-04-14T22:00:00+00:00


«Il tuo occhio, Mahzum… è ancora così gonfio…» Kerim depose il panno impregnato con gli unguenti di Zeina sulla ferita.

Iniziava a temere di aver danneggiato il suo amico in modo più grave di quanto avesse creduto inizialmente, ed era una paura che gli stringeva lo stomaco.

«Ombre… al massimo vedrai delle ombre.»

Mahzum sorrise: «Basteranno».

Kerim insistette: «Non dobbiamo farlo per forza».

«Combatteremo e vinceremo, non preoccuparti. E prima delle finali sarò pronto.»

Accovacciati sul pavimento della loro stanza, preparavano il loro equipaggiamento. All’esterno, dei cavalli sbuffarono. Si affacciarono e videro Giacomo da Gela, Gregorio e altri due cavalieri che facevano ritorno al palazzo.

«Dove credi siano stati?» chiese Kerim.

«Commissioni, ambasciate, incontri con mercanti? Non so.»

«Non era un viaggio in programma, però. Sono partiti all’alba, e in tutta fretta…»

Mahzum scrollò le spalle e si concentrò sulla pulizia degli stivali.

Kerim sospirò: «Qualcosa è cambiato, da quando siamo qui».

«Cosa intendi?»

«Non lo so… noi, forse noi siamo cambiati…»

«Spiegati meglio.»

«I tuoi fantasmi, i ricordi di Esmeray: li hai condivisi, finalmente. E Zeina, la sua amica, che hai ritrovato, e non dirmi che non la desideravi. Il ritorno di Federico. L’assurdo incontro con Yusuf. E poi questo torneo, e questo strano palazzo…»

«E Irene. Vuoi aggiungerci anche lei?»

«Irene, certo, e la moglie del barone…»

«E lei cosa c’entra?»

«Oggi mi ha costretto a toccarla. Era nella vasca, ha preteso che la lavassi in un certo modo…»

Mahzum aggrottò la fronte: «Come ha potuto costringerti?».

«Mi ha fatto capire che, se non l’avessi assecondata, sarebbe stata Irene a pagare il mio rifiuto. Lei era lì, e la moglie del barone l’ha obbligata a guardarci.»

Restarono zitti, in sottofondo il solo tintinnio delle maglie di ferro che stavano oliando. Mahzum appoggiò la cotta sul giaciglio e lacerò il silenzio: «È vero, siamo cambiati. Penso sempre a Cipro, alla nostra partenza, al viaggio, ma adesso immagino che sulla nave che ci porterà laggiù ci siano altre persone insieme a noi».

«Stiamo parlando di amore, forse?»

«Non so cosa sia, l’amore. Non so come chiamare i miei sentimenti. Però so che non lascerò qui Zeina a subire gli ordini dei padroni, in giorni sempre troppo uguali, nella loro miseria. E so che tu tenterai di fare lo stesso con Irene, se te lo permetterà e se capirai meglio quello che provi per lei.»

Kerim si alzò in piedi e strinse i pugni: «Dobbiamo vincere, fratello. È questa la prova che dobbiamo superare adesso».

«Sì, e ora ne abbiamo un’altra. Conviene che ti rimetta seduto, credimi.»

Kerim capì dal tono della voce che il suo amico stava di nuovo parlando di fantasmi.

Mahzum disse: «Esmeray».

«Esmeray cosa?»

«La rivedremo al torneo.»

Kerim sbarrò gli occhi, incredulo, Mahzum aggiunse: «Sì, hai capito bene. È ancora viva, Zeina mi ha detto che si trova nel castello del barone Bartolomeo Tagliavia. E la sua casata è tra quelle che partecipano alle gare.»

«Quindi Esmeray sarà lì, a servirlo.»

«Sì, ma tu non dimenticare Cipro: Esmeray sarà con noi sulla nave che ci porterà via di qui.»



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